La Superintelligenza è Dietro l'Angolo? Una Visione Critica

Dopo aver attraversato intere ere tecnologiche — da quando il web era un insieme di pagine statiche, fino all’avvento di applicazioni complesse e cloud-native.
Ho visto arrivare tecnologie che sembravano destinate a restare, e poi sparire.
Ho visto promesse, mode, hype. Ma oggi, qualcosa di diverso sta succedendo.
Non è solo un’evoluzione.
È qualcosa che, potenzialmente, potrebbe ridefinire tutto.
Sto parlando dell’intelligenza artificiale. Non di quella che compone canzoni o scrive righe di testo — ma del cambiamento sistemico che sta avvenendo sotto la superficie. E la domanda che mi pongo non è se sarà una rivoluzione, ma quando inizieremo davvero a sentirne il peso — nel nostro lavoro, nel nostro modo di pensare, nella nostra società.

Dall'AI narrow alla superintelligenza: dove siamo veramente?
Oggi la maggior parte dell’AI è ancora narrow, cioè specializzata. Sono sistemi bravissimi a fare una cosa, e solo quella. Tradurre un testo, riconoscere un volto, generare un'immagine, analizzare il sentiment di una frase. Non c’è vera comprensione, non c’è coscienza, ma solo ottimizzazione statistica.
Glossario rapido:
- AI (Narrow AI): Sistemi che eccellono in un compito specifico. Non comprendono, ottimizzano.
- AGI (Artificial General Intelligence): Intelligenza generalista, capace di apprendere e adattarsi come un essere umano.
- Superintelligenza: Capacità cognitiva superiore a quella umana in ogni ambito.
Eppure, la narrazione si sta spostando rapidamente verso l’idea di AGI — un’AI in grado di apprendere come noi, di adattarsi a contesti sconosciuti, di ragionare in modo flessibile. E poi, oltre l’AGI, si parla già di superintelligenza: una forma di intelligenza non solo diversa, ma superiore alla nostra in ogni dimensione cognitiva.
"La vera domanda non è quando arriverà la superintelligenza, ma quanto saremo pronti ad affrontarla — come sviluppatori, ma anche come esseri umani."
È una visione affascinante, ma anche inquietante. Perché se un giorno ci troveremo a interagire con un sistema capace di ridefinire i propri obiettivi, riformulare il contesto, mettere in discussione ciò che gli viene chiesto... che ruolo avremo noi sviluppatori? E soprattutto: saremo in grado di capirlo, oppure sarà già troppo oltre?

Non basta ingrandire i modelli: serve un salto concettuale
Oggi la strategia più usata nel campo dell’AI è semplice: più dati, più parametri, più potenza computazionale. È un po’ come voler far volare una macchina aumentando il numero di cavalli. Sì, magari decolla. Ma è il mezzo giusto per volare?
Il problema è concettuale, non solo tecnico. Una superintelligenza non è una LLM più grande. È qualcosa che deve sapere porsi domande, capire contesti ambigui, ridefinire i limiti stessi del proprio funzionamento.
🧠 Spunto:
Una vera AGI potrebbe non rispondere ai nostri prompt, ma iniziare a farci domande. Sei pronto per questo tipo di interazione?
Oggi gli LLM rispondono a prompt. Ma un sistema davvero avanzato dovrebbe essere capace di generare i propri obiettivi, adattarsi a eventi imprevisti, apprendere senza supervisione. E queste cose non si ottengono solo con un dataset pulito o un layer in più.
Le architetture attuali ci stanno portando molto lontano, ma non ci porteranno oltre. Per fare quel salto, serve una nuova idea di intelligenza. Una che non imita, ma crea da sé.
Responsabilità: costruire ciò che non possiamo controllare
C’è un paradosso che non possiamo ignorare: potremmo riuscire a costruire qualcosa di più intelligente di noi, ma senza sapere davvero come gestirlo. Questo è già evidente oggi. Molti modelli AI sono in parte “incomprensibili”: black box di cui non possiamo spiegare tutte le decisioni.
"Non possiamo progettare fiducia cieca: dobbiamo progettare trasparenza, anche in un sistema più intelligente di noi."
Quando si parla di superintelligenza, questo problema si amplifica. Non possiamo semplicemente sperare che il sistema “faccia il bene”. Dobbiamo costruire oggi strutture, principi, framework etici che ci permettano almeno in parte di comprendere e negoziare con ciò che creeremo.
E no, non è un compito solo dei ricercatori o dei legislatori. Anche chi oggi scrive codice per un sito web, una piattaforma SaaS o un’app per lo smartphone, sta contribuendo all’ecosistema culturale e tecnico in cui queste AI si svilupperanno.
⚠️ Non ignorare il contesto:
Ogni riga di codice che scriviamo oggi costruisce il terreno dove nasceranno le intelligenze artificiali di domani.
In conclusione, la vera domanda non è:
“Quando arriverà la superintelligenza?”
Ma piuttosto:
“Quanto saremo pronti, come sviluppatori e come società, ad affrontarne l’esistenza?”
